Recensioni

Parlarne tra amici

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Illustrazione di Anna Rossi

La generazione dei Millennials può ritenersi degnamente rappresentata in “Parlarne tra amici” di Sally Rooney  (Einaudi, 2018)? La mia opinione è: sì, decisamente.

Frances, la nostra protagonista, è una giovane irlandese, studentessa al Trinity College di Dublino: intelligente e modesta, vive all’ombra della migliore amica/ex fidanzata Bobbi, da lei temuta e venerata; bellissima, arguta, sprezzante delle regole, Bobbi viene “vissuta” da Frances come l’antagonista perfetta. Le due ragazze si esibiscono insieme in letture di poesie in circoli letterari frequentati da giovani intellettuali, e grazie alle loro esibizioni hanno l’opportunità di conoscere Melissa e Nick, una coppia di trentenni bloccata in un matrimonio complicato, dove la giovane Frances si inserisce senza troppe difficoltà. Da una parte Bobbi si invaghisce della bella ed esuberante Melissa, dall’altra Nick e Frances, più remissivi e contenuti delle loro compagne, intraprendono una relazione che mette seriamente in difficoltà i vari rapporti interpersonali tra i protagonisti. Tra scambi di e-mail e sms, eventi mondani e vacanze condivise, i quattro si esibiscono in un balletto senza fine, dove nessun rapporto risulta definitivo e risolutorio, ma dove “l’altro” ha uno scopo solo in quanto specchio della propria bellezza o della propria fragilità.

La difficoltà di gestire i propri sentimenti, la necessità di interrogarsi sulla propria persona (ma poco sul proprio futuro) mettono in luce una ricerca perenne di vivere il presente, senza troppo curarsi di ciò che avverrà dopo: non c’è progettualità nella vita di Frances, e questo è evidente in ogni pagina del libro; Frances non si preoccupa davvero di quello che sta facendo con Nick, ma si preoccupa maggiormente di come Nick la considera, di come Bobbi la considera, di come Melissa la considera.

Quando pensa al proprio futuro lavorativo, Frances non sembra avere un’idea chiara: non lotta per mantenere un posto per cui sarebbe tagliata, e che si configura perfettamente in linea con la sua formazione, e fatica a focalizzare chiaramente la sua carriera da scrittrice. Man mano che i suoi problemi di salute si aggravano, anche i suoi pensieri si incupiscono, e ritorna a galla quella sensazione di inadeguatezza che solitamente riesce a mascherare grazie all’arguzia del suo cervello.

II rapporto difficile con il padre alcolizzato, le difficoltà legate al senso di inferiorità nei confronti di Bobbi, l’incertezza del rapporto con Nick, la gelosia di Melissa, sono tutti aspetti che Frances fatica a gestire.

Il fulcro del romanzo sono i rapporti tra i personaggi, non tanto per il loro spessore (anche il rapporto con Bobbi, il più solido per Frances, è caratterizzato da troppe incertezze, da troppe domande, da poca “fiducia”) ma quanto per l’opportunità di cogliere nell’altro una conferma (o meno) delle proprie qualità, alla ricerca di una definizione di sé attraverso le parole e gli sguardi di chi si ha di fronte.

Le “libertà” (presunta) di cui dispone la nostra generazione diventa opportunità ma crea anche serie difficoltà, laddove la continua ricerca della propria individualità rispecchia un interesse superficiale per gli altri.

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