Recensioni

La nuova stagione

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Illustrazione di Anna Rossi

Se dovessi scegliere un unico termine per descrivere “La Nuova Stagione” di Silvia Ballestra (Bompiani, 2019) questo sarebbe sicuramente famigliare: è una sensazione che non se ne va, anche dopo giorni, quella di aver letto un romanzo che, per certi versi, potrebbe descrivere la campagna in cui vivo da sempre (anche se geograficamente lontana) con le sue contraddizioni, il suo fascino, la sua chiusura, la sua importanza nella mia vita.

Ma andiamo per ordine: le due sorelle protagoniste, Nadia e Olga, devono assolutamente vendere i terreni di famiglia situati nel sud delle Marche, per poter continuare a vivere le proprie vite lontane dal paese d’origine. Vendere significa due cose: chiudere un capitolo della propria vita, ma anche poter respirare un po’ economicamente.

Trovare un acquirente valido non è affatto facile, così come non è semplice conciliare i propri ricordi con la possibilità di non avere più niente di tangibile della propria infanzia/giovinezza a cui aggrapparsi. Nadia e Olga, però, non si danno per vinte nemmeno davanti alle situazioni più grottesche, durante contrattazioni con personaggi quasi surreali, a volte in lotta contro la stessa natura tanto amata. In un susseguirsi di vicende davvero assurde, ci addentriamo nei momenti più significativi della vita delle sorelle: gli anni degli studi, gli amori, il matrimonio, il lavoro… E nel frattempo scopriamo la campagna marchigiana, fatta di monti, colline, campi, mare, e ovviamente, persone. La mezzadria ormai scomparsa permane nella descrizione dei rapporti tra gli abitanti di queste terre. Il dialetto viene in aiuto dell’italiano nel descrivere personaggi, ruoli, piantagioni, strumenti. Il sud delle Marche è, quindi, sia sfondo dell’intera vicenda, sia protagonista al pari delle sorelle Gentili.

La famiglia è descritta in tutte le sue contraddizioni: se da un lato troviamo Olga e Nadia, legate al punto da sembrare quasi un’unica entità in certe situazioni, altrettanto non si può dire del parentado (d’origine o acquisito) di altri personaggi più o meno importanti del romanzo. Direttamente o indirettamente sono i parenti a creare problemi (a volte di una gravità allarmante) ad alcune delle signore descritte nei vari tuffi nel passato del romanzo. Un destino crudele toccherà a molte di loro e, anche se non direttamente legate alle sorelle, ne condizioneranno la percezioni di ciò che le circonda.

“I parenti sono quelli che ci fanno più male. Nel senso che i dispiaceri che ci danno i parenti bruciano di più. Sono persone che conosciamo bene, da sempre. Che abbiamo sott’occhio, incontriamo, di cui ci arrivano notizie”.  

Alla fine andrà tutto, più o meno, come deve andare, ma non senza qualche vittima: le piccole e graziose palme, il cui tragico destino è stabilito dalla volontà di Beppe (acquirente indiretto e particolarmente spasmodico di entrare in possesso delle terre del vecchio patrone), pagheranno caro il prezzo della loro infruttuosa bellezza, ma alla fine sapranno resistere com’è nella loro natura.

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