Recensioni

Il diavolo nel cassetto

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Illustrazione di Anna Rossi

Cosa succede quando il diavolo tentatore si palesa davanti ai tuoi occhi, e promette di realizzare il tuo sogno più grande? Il finimondo, questo è ovvio!

Ne “Il diavolo nel cassetto” di Paolo Maurensig (Einaudi, 2018) la storia comincia con un racconto nel racconto: uno scrittore affermato riprende in mano un vecchio manoscritto giunto tra le sue mani diverso tempo addietro; l’autore è un giovane di nome Friedrich, il quale narra di un episodio particolarmente significativo riguardante un suo viaggio: aspirante scrittore, Friedrich viene spedito dallo zio ad un convegno in cerca di materiale interessante da inserire in una prestigiosa collana di  volumi che verrà pubblicata dalla casa editrice dello zio stesso. In questa occasione il ragazzo incontra Cornelius, uno dei relatori del convegno: egli è un vecchio prete, assai stravagante e non molto apprezzato dai colleghi oratori, a causa del suo intervento al convegno, incentrato, quasi esclusivamente, sul diavolo. Ed è il diavolo il protagonista di questo libro, e assieme ad esso la letteratura in generale. Cornelius, infatti, mette in guardia il giovane Friedrich raccontandogli una storia: erano passati diversi anni da quando Cornelius, giovane prete stabilitosi in Svizzera, si trova davanti proprio il diavolo fatto uomo.

Ma come aveva fatto Cornelius a riconoscere il diavolo?

È presto detto: immaginate un piccolo paesino di montagna, mille anime in tutto, un’economia basata prevalentemente sul turismo, e poco da mostrare se non il “lascito” di Goethe, il quale vi aveva soggiornato, per una sola notte, circa 200 anni prima. L’eredità dello scrittore nei confronti dei paesani si traduce, alla luce del Sole, in un turismo estremamente semplice, quasi ridicolo (locande che si contendono il primato del soggiorno dello scrittore, sculture raffiguranti il suo volto..), mentre, nel cuore dei cittadini, si trasforma in presunte doti letterarie che fanno ben sperare gli abitanti del villaggio. Dai più semplici ai più edotti, tutti scrivono, e inviano le proprie opere a case editrici di tutti i livelli, con la segreta speranza di essere pubblicati. Nessun astio, nessuna rivalità tra compaesani, solo tanta voglia di mettersi in gioco in maniera modesta.

Queste aspirazioni vengono ben comprese da un editore, il Sig. Fuchs (in ted. volpe) giunto nella valle assieme alla rabbia silvestre, il quale verrà da subito riconosciuto dal prete Cornelius come il diavolo personificato, il cui intento è solamente quello di prosciugare, materialmente ed emotivamente, gli aspiranti autori.

L’istituzione di un premio letterario dedicato a Goethe e la promessa della pubblicazione di diversi volumi, portano il caos nella cittadina: da gradevole passatempo, la scrittura assume un ruolo di vitale importanza per tutti. Il prete, quindi, cerca di mettere in guardia il suo gregge, ma con scarsi risultati, e così, in un susseguirsi di avvenimenti più o meno nefasti, si scioglie un “thriller”, se così lo si può definire, dai contorni bizzarri: la letteratura diventa l’arte del narcisismo, della vanagloria, dove tutti si sentono forti ma al contempo deboli, meritevoli di essere considerati scrittori quanto gli altri, specie se l’altro è il fratello, o l’amico d’infanzia, o la “matta” del villaggio…

Tra credenza, intuizione e persuasione, si giunge alla fine un po’ confusi, e anche leggermente rincuorati: poche pagine, ma così ben strutturate da rapire e tenere con il fiato sospeso tutto il tempo.

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