Recensioni

L’analfabeta – Racconto autobiografico

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Illustrazione di Anna Rossi

Si è constatato che negli ultimi tempi il genere autobiografico spesso mette in primo piano elementi che non sono esattamente tipici del genere. Tutto ciò implica che il lettore accorto che si accosti ad un’autobiografia contemporanea, finisca per spulciare tra le pagine nella ricerca di quei fatti letterari non propri del genere autobiografico. Ebbene Agota Kristof in questo libro fa della letteratura il filo conduttore della sua vita e così facendo, antepone l’aspetto letterario a quello autobiografico. Ella infatti utilizza i fatti della sua vita, i suoi ricordi, al fine di raccontare l’aspetto più letterario di essa, come la letteratura ha avuto origine, si è sviluppata ed ha agito nella sua storia personale.
Nel titolo ‘L’analfabeta’ la Kristof introduce il lettore a questo gioco di matrioske, una scrittrice che narra della sua vita a partire da ed attraverso la letteratura. Il libro si compone di undici capitoli, i quali divengono undici nodi tematici esplicitati dai titoletti apposti all’inizio di ognuno di essi. Undici nodi tematici raccontati a partire da undici semplici episodi di vita della scrittrice, riportati così, nudi e crudi, privi di fronzoli e colmi di senso, in pieno stile Kristof, a partire dall’infanzia fino all’età adulta.
Agota Kristof, nata nel 1935 a Csikvánd in Ungheria, fu costretta a fuggire in Svizzera nel 1956, poichè l’Armata Rossa aveva invaso la sua patria natia per reprimere la rivolta popolare antisovietica. In questo libriccino incredibilmente denso, la Kristof dipinge sprazzi di una sofferenza incolmabile per il distacco che lei e la sua famiglia avevano dovuto subire successivamente alla loro partenza. E come spesso accade nella letteratura degli esuli, in queste pagine ella tratteggia la sofferenza della non appartenenza ad un popolo, la difficoltà, che per un letterato diventa profonda frustrazione, di non padroneggiare la lingua del paese in cui si trova, del non potersi esprimere. La Kristof sussurra di desolazione e mutismi dell’essere rinchiusi nella non comunicazione, “Sono tornata analfabeta, io che leggevo a quattro anni”. Ed il successivo ritorno alla vita grazie alla riacquisizione di una nuova lingua che pur non potendo sostituire quella materna, la renderà in grado di avviarsi ed affermarsi come scrittrice.
Agota Kristof pubblica questo libro nel 2004, al concludersi di una carriera che l’ha riconosciuta come una delle migliori scrittrici del Novecento europeo, restituendo ad un’epoca letterariamente sconsolata (la nostra) la testimonianza di una fede cieca nella letteratura come ancora di salvezza di una vita.

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